Ve lo avevo promesso ed eccomi qui!
Non potevo anticiparvi nulla prima della trasmissione Il Ristorante degli Chef perché questo era l’impegno contrattuale, ma anche perché non avevo idea di come sarebbe stata la puntata! Quindi anche io avevo la curiosità di guardare il programma in TV come se non l’avessi vissuto in prima persona.
Partecipare a un talent era qualcosa che mi incuriosiva da morire, quindi avevo inviato una mail per gioco incuriosita dal nome della produzione NONPANIC…perché nella mia testa questo talent si giocava sul non andare in panico in situazioni di disastri in cucina: arrosti bruciati, ospiti con un sacco di intolleranze alimentari (questo era il mio inconscio che me lo diceva!!!), mancanza di ingredienti e chi più ne ha, più ne metta. Insomma, con questo e tante altre fantasie in testa mi ritrovo a fare il provino a Milano in un caldissimo pomeriggio estivo, in una saletta senza aria condizionata, tra persone sconosciute ma accoglienti.
A fine agosto arriva la telefonata e, con mille peripezie di incastri di lavoro, mi libero 2 giornate a metà settembre per andare a Roma a registrare il programma.
Il Ristorante degli Chef: ecco com’è andata
Ore 8 del mattino del 19 settembre ecco la convocazione. Sapete una cosa incredibile dei ragazzi della produzione? Conoscevano nome e cognome di ciascuno di noi 80 partecipanti selezionati tra gli oltre 2000 candidati…quante volte avranno fatto passare i nostri questionari, CV, piatti e foto per ricordarsi tutto?
Arriviamo in questa splendida villa immersa nel verde di un ampio parco che fiancheggia la Via Appia antica. Larghe tende bianche riparano dal sole decine di truccatori, parrucchieri, cameraman, tecnici, stilisti, montatori, elettricisti, insomma un numero infinito di persone impegnate a lavorare su tutti i fronti.

L’area trucco e parrucco
Mi guardo attorno e mi rendo conto che in realtà non tutti sono sconosciuti! Trovo delle amiche di blog, trovo un’amica di corso di cucina e trovo tanti altri che imparo a conoscere nelle lunghe attese. Ma soprattutto trovo un’umanità che è lì per i più svariati motivi e inizio a sentirmi un pochino fuori luogo: ci sono tanti giovani, e meno giovani, che sperano che il talent possa cambiare la loro vita e questo, devo ammetterlo, mi provoca disagio perché per me continua ad essere un gioco.

Si fa amicizia
Beh, nonostante qualche pensiero, mi diverto da impazzire! Le camminate “trionfali” sul selciato dell’antica via romana con telecamere ovunque e droni svolazzanti ci fanno ridere, chiacchierare e…morire di caldo e mal di piedi, ma il paesaggio e i colori sono mozzafiato.
Lunghe attese, chiacchiere e scambi, confessionali e, dopo ore, finalmente possiamo impiattare il nostro “Cavallo di battaglia”. A dire il vero, non ho mai pensato che i Guancialini di maiale al San Giovese con schiacciatina di patate potessero essere il mio cavallo di battaglia, ma chi di voi mi conosce sa che ho un’anima contadina, quindi il senso pratico è sempre quello che prevale nelle mie decisioni! E dovendo portare un piatto pronto da Parma, dovendolo preparare il sabato per poterlo trasportare la domenica ed assaggiarlo al lunedì pomeriggio, quale sarebbe stata una preparazione migliore rispetto ad uno stracotto per subire tante angherie!!!!
Viene fatto l’appello per farci posizionare dietro i banconi di legno in mezzo al prato e il mio nome viene chiamato per penultimo!!!! Sono in prima fila, la prima a destra…ossia la prima ad essere sottoposta al giudizio dei giudici!
Vedo i giudici per la prima volta, anche se i loro nomi mi sono noti: eleganti, impeccabili e, con mio grande dispiacere, identici al modello Masterchef… facce troppo serie, parole troppo impostate… che peccato! Beh, cosa posso fare se non stare al gioco? I giudici mi “torturano” al punto giusto (questo ve lo hanno risparmiato J), ma sento che i miei maltrattati guancialini sono piaciuti, quindi non mi sorprende la scritta dietro il piatto che sanziona il superamento del mio primo esame.
Il secondo giorno: i miei Gnocchetti di ricotta
Alle 8 del 20 settembre sono pronta ad affrontare le sorprese della nuova giornata. I miei 7 compagni di avventura in cucina sono tutti simpatici nella loro incredibile eterogeneità! Dal burlesque all’uomo più nervoso del mondo ci sono io che non trovo i piatti per l’impiattamento e non ho l’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena per completare la mia ricetta, ma io mi sento come a casa mia: si fa con quel che c’è e senza troppe storie.
Preparo i miei Gnocchetti di ricotta che nella loro versione senza glutine avevano convinto i giudici dei provini. Li preparo con tutta la calma del mondo perché se ho 25 minuti a disposizione, beh mi scelgo una ricetta che è pronta in 15, no? Mi sono proprio resa conto che non sono fatta per i talent: mi piacciono troppo le soluzioni razionali…perché rischiare con piatti complicati che magari non si riescono a portare a termine? E con lo stesso spirito affronto i piatti da portata: sullo scaffale rimangono solo piatti piccoli, non particolarmente belli, ma ormai stanno per iniziare le riprese e non voglio fare tardare ulteriormente l’inizio dei lavori, così prendo quanto disponibile e, data la dimensione dei piattini, li adagio sopra un piccolo tagliere di legno: considerando che il mio è un piatto semplice e un po’ rustico, ci potrebbe anche stare una presentazione di questo tipo.
I miei gnocchetti mi piacciono un sacco, ma l’aceto non è proprio quello che desideravo, forse sarebbe meglio non aggiungerlo, ma lo avevo scritto sulla ricetta. Suona la fine del tempo a disposizione e lasciamo le postazioni per recarci in una sala adiacente da cui possiamo vedere i giudici, ma non sentire i loro commenti. E’ sempre difficile sostenere i giudizi, sia quelli degli altri, che i propri, ma in compagnia sembra tutto un po’ più leggero. Non conosciamo l’ordine di presentazione dei piatti, ma riconosciamo le nostre preparazioni sullo schermo.
I giudici
Vedo arrivare i miei gnocchetti e vedo la smorfia sul volto della Potì, quindi capisco che tutto verrà giudicato negativamente perché tra loro i giudici non si possono contraddire. Mi dispiace che un piatto che a me piace tanto venga disprezzato, ma penso che forse la mia scelta sia stata troppo semplice e poco da talent. Devo ammettere che se da un lato mi dispiace avere deluso le aspettative dei giudici, dall’altro mi sento leggera come una piuma: sarei riuscita a prendere il mio treno, non avrei dovuto cancellare impegni di lavoro della settimana successiva, avrei riabbracciato i ragazzi e raccontato a loro e agli amici la mia fantastica avventura.
Sapete quale è stata la cosa che mi è dispiaciuta di più? Salutare i ragazzi della produzione che si erano presi cura di me e di tutti con una pazienza ed una professionalità infinite, accettando anche di fare subito la ripresa dell’eliminazione per permettermi di saltare su quel famoso treno che non potevo perdere.
E’ stato bello non solo partecipare, ma anche vedere il programma che in realtà è totalmente diverso da quello che ho vissuto durante la registrazione. Unico rammarico? Che non sia andato in onda il motivo per cui sono diventata la chef della mia famiglia. Buona cucina amici e… Talent? No, grazie.