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Ve lo avevo promesso ed eccomi qui!

Non potevo anticiparvi nulla prima della trasmissione Il Ristorante degli Chef perché questo era l’impegno contrattuale, ma anche perché non avevo idea di come sarebbe stata la puntata! Quindi anche io avevo la curiosità di guardare il programma in TV come se non l’avessi vissuto in prima persona.

Partecipare a un talent era qualcosa che mi incuriosiva da morire, quindi avevo inviato una mail per gioco incuriosita dal nome della produzione NONPANIC…perché nella mia testa questo talent si giocava sul non andare in panico in situazioni di disastri in cucina: arrosti bruciati, ospiti con un sacco di intolleranze alimentari (questo era il mio inconscio che me lo diceva!!!), mancanza di ingredienti e chi più ne ha, più ne metta. Insomma, con questo e tante altre fantasie in testa mi ritrovo a fare il provino a Milano in un caldissimo pomeriggio estivo, in una saletta senza aria condizionata, tra persone sconosciute ma accoglienti.

A fine agosto arriva la telefonata e, con mille peripezie di incastri di lavoro, mi libero 2 giornate a metà settembre per andare a Roma a registrare il programma.

Il Ristorante degli Chef: ecco com’è andata

Ore 8 del mattino del 19 settembre ecco la convocazione. Sapete una cosa incredibile dei ragazzi della produzione? Conoscevano nome e cognome di ciascuno di noi 80 partecipanti selezionati tra gli oltre 2000 candidati…quante volte avranno fatto passare i nostri questionari, CV, piatti e foto per ricordarsi tutto?

Arriviamo in questa splendida villa immersa nel verde di un ampio parco che fiancheggia la Via Appia antica. Larghe tende bianche riparano dal sole decine di truccatori, parrucchieri, cameraman, tecnici, stilisti, montatori, elettricisti, insomma un numero infinito di persone impegnate a lavorare su tutti i fronti.

L'area trucco e parrucco

L’area trucco e parrucco

Mi guardo attorno e mi rendo conto che in realtà non tutti sono sconosciuti! Trovo delle amiche di blog, trovo un’amica di corso di cucina e trovo tanti altri che imparo a conoscere nelle lunghe attese. Ma soprattutto trovo un’umanità che è lì per i più svariati motivi e inizio a sentirmi un pochino fuori luogo: ci sono tanti giovani, e meno giovani, che sperano che il talent possa cambiare la loro vita e questo, devo ammetterlo, mi provoca disagio perché per me continua ad essere un gioco.

Si fa amicizia

Si fa amicizia

Beh, nonostante qualche pensiero, mi diverto da impazzire! Le camminate “trionfali” sul selciato dell’antica via romana con telecamere ovunque e droni svolazzanti ci fanno ridere, chiacchierare e…morire di caldo e mal di piedi, ma il paesaggio e i colori sono mozzafiato.

Lunghe attese, chiacchiere e scambi, confessionali e, dopo ore, finalmente possiamo impiattare il nostro “Cavallo di battaglia”. A dire il vero, non ho mai pensato che i Guancialini di maiale al San Giovese con schiacciatina di patate potessero essere il mio cavallo di battaglia, ma chi di voi mi conosce sa che ho un’anima contadina, quindi il senso pratico è sempre quello che prevale nelle mie decisioni! E dovendo portare un piatto pronto da Parma, dovendolo preparare il sabato per poterlo trasportare la domenica ed assaggiarlo al lunedì pomeriggio, quale sarebbe stata una preparazione migliore rispetto ad uno stracotto per subire tante angherie!!!!

Viene fatto l’appello per farci posizionare dietro i banconi di legno in mezzo al prato e il mio nome viene chiamato per penultimo!!!! Sono in prima fila, la prima a destra…ossia la prima ad essere sottoposta al giudizio dei giudici!

Vedo i giudici per la prima volta, anche se i loro nomi mi sono noti: eleganti, impeccabili e, con mio grande dispiacere, identici al modello Masterchef… facce troppo serie, parole troppo impostate… che peccato! Beh, cosa posso fare se non stare al gioco? I giudici mi “torturano” al punto giusto (questo ve lo hanno risparmiato J), ma sento che i miei maltrattati guancialini sono piaciuti, quindi non mi sorprende la scritta dietro il piatto che sanziona il superamento del mio primo esame.

Il secondo giorno: i miei Gnocchetti di ricotta

Alle 8 del 20 settembre sono pronta ad affrontare le sorprese della nuova giornata. I miei 7 compagni di avventura in cucina sono tutti simpatici nella loro incredibile eterogeneità! Dal burlesque all’uomo più nervoso del mondo ci sono io che non trovo i piatti per l’impiattamento e non ho l’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena per completare la mia ricetta, ma io mi sento come a casa mia: si fa con quel che c’è e senza troppe storie.

Preparo i miei Gnocchetti di ricotta che nella loro versione senza glutine avevano convinto i giudici dei provini. Li preparo con tutta la calma del mondo perché se ho 25 minuti a disposizione, beh mi scelgo una ricetta che è pronta in 15, no? Mi sono proprio resa conto che non sono fatta per i talent: mi piacciono troppo le soluzioni razionali…perché rischiare con piatti complicati che magari non si riescono a portare a termine? E con lo stesso spirito affronto i piatti da portata: sullo scaffale rimangono solo piatti piccoli, non particolarmente belli, ma ormai stanno per iniziare le riprese e non voglio fare tardare ulteriormente l’inizio dei lavori, così prendo quanto disponibile e, data la dimensione dei piattini, li adagio sopra un piccolo tagliere di legno: considerando che il mio è un piatto semplice e un po’ rustico, ci potrebbe anche stare una presentazione di questo tipo.

I miei gnocchetti mi piacciono un sacco, ma l’aceto non è proprio quello che desideravo, forse sarebbe meglio non aggiungerlo, ma lo avevo scritto sulla ricetta. Suona la fine del tempo a disposizione e lasciamo le postazioni per recarci in una sala adiacente da cui possiamo vedere i giudici, ma non sentire i loro commenti. E’ sempre difficile sostenere i giudizi, sia quelli degli altri, che i propri, ma in compagnia sembra tutto un po’ più leggero. Non conosciamo l’ordine di presentazione dei piatti, ma riconosciamo le nostre preparazioni sullo schermo.

I giudici

Vedo arrivare i miei gnocchetti e vedo la smorfia sul volto della Potì, quindi capisco che tutto verrà giudicato negativamente perché tra loro i giudici non si possono contraddire. Mi dispiace che un piatto che a me piace tanto venga disprezzato, ma penso che forse la mia scelta sia stata troppo semplice e poco da talent. Devo ammettere che se da un lato mi dispiace avere deluso le aspettative dei giudici, dall’altro mi sento leggera come una piuma: sarei riuscita a prendere il mio treno, non avrei dovuto cancellare impegni di lavoro della settimana successiva, avrei riabbracciato i ragazzi e raccontato a loro e agli amici la mia fantastica avventura.

Sapete quale è stata la cosa che mi è dispiaciuta di più? Salutare i ragazzi della produzione che si erano presi cura di me e di tutti con una pazienza ed una professionalità infinite, accettando anche di fare subito la ripresa dell’eliminazione per permettermi di saltare su quel famoso treno che non potevo perdere.

E’ stato bello non solo partecipare, ma anche vedere il programma che in realtà è totalmente diverso da quello che ho vissuto durante la registrazione. Unico rammarico? Che non sia andato in onda il motivo per cui sono diventata la chef della mia famiglia. Buona cucina amici e… Talent? No, grazie.

Alla scoperta di Sanremo

Della finale del Contest della cipolla egiziana abbiamo ormai letto tanti articoli e informazioni (comunque non perdetevi la mia ricetta degli Gnocchetti di bufala allo zafferano e cipolla egiziana), quindi vorrei raccontarvi della mia scoperta della città in cui si è svolta la finale, ossia la città di Sanremo di cui sentiamo parlare generalmente in occasione del suo famosissimo festival della canzone italiana.

Il teatro Ariston di Sanremo, reso famoso dall'omonimo festival canoro

Il teatro Ariston di Sanremo, reso famoso dall’omonimo festival canoro

Devo ammettere che avevo parecchi pregiudizi e mi aspettavo di non trovare nulla di più di una località balneare per turisti benestanti, mentre ho trovato storia, tradizione, bellezza, clima ideale e buon cibo… cosa si può chiedere di più?

Il punto di partenza “d’obbligo” nella città dei fiori non poteva che essere uno dei suoi meravigliosi giardini, nel nostro caso il giardino che era stato creato dalla famiglia Ormond, di origine svizzera, trasferitasi qui per trovare un clima favorevole ai problemi di salute di uno dei famigliari e che è poi stato donato al comune che oggi lo gestisce. In realtà, più che un giardino privato poi divenuto pubblico, è un vero e proprio giardino botanico dove crescono specie tipiche dei cinque continenti e che stimolano tutti i cinque sensi, soprattutto per chi è appassionato di cucina che non può sottrarsi alla forza d’attrazione del pepe rosa o dei datteri.

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A poca distanza da lì a piedi, una splendida scoperta: Villa Nobel. Sì perché il famoso scienziato che ha istituito il premio che porta il suo nome ha vissuto a Sanremo e proprio qui morì nel 1896 lasciando il testamento che istituisce il premio di Stoccolma quasi per riscattarsi dalle accuse di essere un “mercante di morte” per avere inventato la dinamite. Lo scienziato, chimico ed imprenditore infatti aveva accumulato una grandissima fortuna, ma aveva perso tutte le persone care nelle numerose esplosioni che avevano interessato gli stabilimenti dove per tutta la vita aveva cercato di mettere sotto controllo la nitroglicerina. Immaginate da dove arrivano gli splendidi fiori che abbelliscono la cerimonia di assegnazione dei premi Nobel ogni anno? Rigorosamente dalla città di Sanremo che vuole così rendere omaggio a questo suo illustre cittadino.


Villa Nobel a Sanremo

Villa Nobel a Sanremo

Una curiosità: sapete perché non esiste il Premio Nobel per la matematica? Perché pare che la donna amata da Nobel lo avesse tradito con un matematico…piccola rivincita per le pene d’amore.

Dopo una passeggiata d’obbligo lungo il Porto Sole con i suoi 800 posti barca, proprio di fronte a Villa Ormond, ci spostiamo verso il centro della città per alcune tappe obbligate, di cui una gastronomica davvero indimenticabile anche se, purtroppo, non senza glutine e quindi non accessibile a mia figlia Gaia: la Sardenaira, una pizza condita con pomodoro, sarde, origano, olio e olive, senza formaggio e assolutamente squisita! Che bello vedere le persone in attesa di gustarsi un pezzo fumante e profumato di pizza: un regalo di metà mattina per fare il carico di energia per affrontare le stradine in salita all’interno della Pigna.

Un forno dove gustare la Sardenaira

Un forno dove gustare la Sardenaira

Sì, perché la zona più antica della città si chiama così perché i suoi cerchi concentrici ricordano la forma di questo frutto. E’ difficile immaginare come si possa vivere in questi palazzi stretti e alti dove le stanze si sviluppano in verticale, una sopra l’altra fino a formare un intero appartamento, dove le auto non possono arrivare e anche la semplice spesa alimentare diventa una sorta di test di resistenza fisica.

Prima di tornare al Villaggio dei Fiori per sostenere la nostra finale, il nostro angelo custode, Raffaella Fenoglio, ci regala un’altra tappa davvero speciale: uno spuntino da Kyofish Pescheria, Cucina e Wine lounge , un crudo italiano dove spiccano i gamberi rossi di Sanremo la cui dolcezza è difficile da immaginare prima di assaggiarli.

Il pesce in mostra nella pescheria ristorante Kyofish

Il pesce in mostra nella pescheria ristorante Kyofish

Carichi di energia e ricchi di tante esperienza, non possiamo che affrontare la finale del contest con lo spirito goliardico degli amici che si cimentano in una partita di carte: la giusta competitività, decisamente superata dalla gioia di condividere una bella esperienza.

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L’esito della finale è ormai noto: la Chantilly di panna cotta alla cipolla egiziana ligure con caramello all’arancia di Tamara Cinciripini del blog Perle e Ciambelle ha conquistato il palato e i miei Gnocchetti di bufala allo zafferano e cipolla egiziana si sono classificati al secondo posto a pari merito con la Cipolla egiziana ligure su giardino fiorito di Daniela Boscariolo del blog Timo e lenticchie.

Quello che è certo è che siamo tornati tutti a casa entusiasti e con i piccoli bulbi di cipolla egiziana da piantare nei nostri giardini per divertirci a sperimentare in altre infinite preparazioni.

Un ringraziamento agli organizzatori del contest nazionale Marco Damele, il grande esperto di cipolla egiziana, Raffaella Fenoglio del blog “Tre Civette sul Comò”, Claudio Porchia, la casa editrice Zem e l’Aifb, l’associazione nazionale dei food blogger, nonché ai membri della giuria Marco Damele, Stefano Pizzini, giornalista, Paola Chiolini, chef della Balena Bianca di Vallecrosia, Federico Lanteri, chef del Torrione, sempre a Vallecrosia, Terry Prada, la “regina del turtun di Castelvittorio”, Roberto Pisani, enogastronomo, Raffaela Fenoglio, Claudio Porchia, Federica Leuzzi, nutrizionista e consigliera delegata alle De.Co. di Ventimiglia.

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Siamo di ritorno da un weekend all’insegna della buona cucina in uno dei luoghi più affascinanti per appassionati e professionisti che vogliono cimentarsi con l’arte culinaria: il Campus Etoile Academy dello chef Rossano Boscolo. La cornice è quella della suggestiva cittadina di Tuscania, in provincia di Viterbo, un borgo circondato da mura che si affaccia sulla vallata circostante.

Il Campus Etoile Academy: il luogo dove i sogni degli aspiranti chef diventano realtà

Il Campus è perfettamente incastonato tra le casette in pietra e i campanili delle chiese romaniche che arricchiscono e completano il panorama architettonico locale. Il nostro obiettivo è partecipare al corso per amatori dedicato ai finger food, ma prima è d’obbligo un tour informativo all’interno della scuola, tra i suoi laboratori di cucina e pasticceria, al cospetto della preziosa biblioteca che ospita la collezione personale di libri antichi dello chef Boscolo, e negli spazi dedicati alle lezioni.

Poi si comincia, dispensa alla mano, pronti con il grembiule e la voglia di imparare. In un attimo siamo catapultate tra pentole, padelle e ingredienti da rielaborare. Dalle 9 del mattino fino alle 17 del pomeriggio, per una full immersion del gusto che si conclude con gli immancabili assaggi di quello che abbiamo creato insieme al nostro giovane docente ed agli allievi del Campus.

Qualche esempio?

Mini Burger, Totani ripieni all’ascolana, Chupa Chups salati con formaggio e granella di nocciole…ed altre delizie.

Guardate qui!

 

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Un viaggio per l’Italia a contatto con chef, produttori e appassionati, un viaggio fatto di incontri ed esperienze da ricordare iniziato con la vincita del Contest Rice Food Blogger – Chef Giuseppina Carboni indetto da Risate e Risotti: questo è il racconto di  “Food Blogger in viaggio”, il nuovo libro della nostra Ilaria Bertinelli.

“Food Blogger in viaggio”: la prima presentazione ufficiale

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La copertina del libro “Food Blogger in viaggio”

Una raccolta di ricette, spunti e storie, ma soprattutto il punto di inizio di un processo di scambio, arricchimento e sensibilizzazione nei confronti del pregiudizio legato alle diversità alimentari, forte del potere racchiuso nel cibo quale fonte di condivisione e piacere della tavola.

E venerdì 12 Gennaio, l’Azienda Agricola Bertinelli era gremita da chi è rimasto affascinato da questo viaggio, curiosi ed entusiasti di assistere alla prima presentazione ufficiale del libro. A moderare l’incontro Anna Maria Pellegrino, Presidente Associazione Nazionale Food Blogger, che ha dato la parola a Ilaria e a coloro che hanno fatto parte o reso possibile questo progetto. A completare l’evento il cooking show della chef Morena Maci e la degustazione degli ottimi prodotti di alcune delle aziende che hanno supportato la realizzazione del libro.

La gioia palpitava, l’emozione tattile, ma noi di Uno Chef per Gaia eravamo tutti lì, pronti a raccontare questa esperienza: Ilaria, Chiara e Lorenzo, ancora una volta insieme!

Ecco una gallery della serata, per chi non è riuscito a partecipare.

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L’avventura con la famiglia di Risate e Risotti continua. Nei giorni scorsi siamo stati a Roma negli studi di Alice Tv dove la nostra Ilaria Bertinelli, ospite della trasmissione Casa Alice e della bravissima Franca Rizzi, ha preparato il risotto che le ha permesso di aggiudicarsi il primo premio del Rice Food Blogger Contest Chef Giuseppina Carboni. O meglio, una variante che segue la stagionalità:

Il Risotto nella Vecchia Fattoria con funghi porcini al posto del tartufo.

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E’ stato un attimo e l’aria si è riempita di un profumo irresistibile, mentre Ilaria alle prese con fornelli e igredienti conversava tranquilla con la padrona di casa Franca Rizzi.

Quando potrete vederla?

Ecco la programmazione:

Mercoledì 18 ottobre alle 8:30

Mercoledì 18 ottobre alle 13:30

Mercoledì 18 ottobre alle 19:05

Dove?

Su Alice TV, canale canale 221 del digitale terrestre.

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Ho sempre associato Abano Terme ai miei nonni paterni che, in età già matura, avevano iniziato finalmente a concedersi una vacanza all’anno recandosi una decina di giorni a recuperare energia e benessere, coccolati dai fanghi termali. Vedendo l’entusiasmo dei miei nonni sia prima della partenza che al loro rientro, sono sempre rimasta con il desiderio e la promessa che, un giorno o l’altro, avrei provato anch’io l’esperienza del benessere alle terme. Ebbene, questo momento è arrivato in modo decisamente insolito e andando oltre le mie più rosee aspettative.

BWell, quando il cibo va bene per corpo e mente

Attraverso Anna Maria Pellegrino, mio giudice alla finale del Rice Food Blogger Contest 2017, nonché presidente dell’Associazione Italiana Food Blogger, vengo a conoscenza di un’iniziativa promossa dall’Hotel Bristol Buja di Abano Terme: BWell, una proposta di benessere a 360 gradi in cui i benefici della fangoterapia e della spa vengono associati a menù perfettamente bilanciati proposti dallo chef.

Un angolo della piscina termale

Un angolo della piscina termale

Lo spirito visionario del patron dell’Hotel Bristol Buja, Paolo Buja (di una simpatia travolgente), la professionalità dello Chef Carlo Crivellaro e della sua brigata, la consulenza della dietista Romina Valentini, coordinatrice del corso di Laurea in Dietistica presso il Servizio di Dietetica e Nutrizione Clinica dell’Azienda Ospedaliera di Padova, nonché l’esperienza dei medici che quotidianamente si prendono cura degli ospiti dell’albergo sono sfociati nel progetto BWell. Sulla carta, il tutto sembra un film già visto, ma mi rendo presto conto che non è così.

I relatori del progetto

I relatori del progetto

La mia giornata BWell ad Abano Terme

Arrivo ad Abano all’ora di pranzo e il menù mostra due proposte: una tradizionale ed una bella colorata alternativa BWell. Non ho dubbi sulla scelta, anche se temo di alzarmi da tavola un po’ affamata e non appagata, nonostante le quattro portate.
Inizio con il buffet di insalate dove la sorpresa, a onor del vero, me la riserva il cestino del pane: tutto fatto in casa con lievito madre e con una bella scelta di sapori, dalla curcuma alle olive, al classico integrale. Il primo piatto sono Paccheri ripieni di insalatina di baccalà e fave su passatina di datterini al basilico, assolutamente perfetti per il diabete visto il numero controllato di carboidrati associati al pesce. Il secondo è un Cappuccino di patate viola con sarde e cipolla di Tropea, una morbida crema dal sapore delicato reso vivace dalla sapidità delle sarde e dal tocco dolce della cipolla, insomma una vera coccola, perfetta sia per il diabete che per la celiachia, come pure il dolce: Coppa ai frutti di bosco e sorbetto al cacao.

Paccheri ripieni di insalatina di baccalà e fave su passatina di datterini al basilico

Paccheri ripieni di insalatina di baccalà e fave su passatina di datterini al basilico

Quando lascio la sala da pranzo mi sento sazia ma piacevolmente leggera, pronta per affrontare il pomeriggio di studio e scoperta. Il progetto ci viene presentato dai suoi ideatori, completato anche dal contributo dei fornitori delle materie prime a “Chilometro buono”, piccoli produttori di alimenti di qualità che sono parte integrante dell’opera: pasta, riso, olio extra vergine di oliva dei Colli Euganei, pesce e vini sono i prodotti che abbiamo conosciuto.

La cena è infatti un tripudio di bontà e scoperte regalate dai produttori presenti e dagli chef dietro le quinte.

Le portate del pranzo

Le portate del pranzo

Le portate del pranzo

Il tutto sempre nello spirito dello star bene a partire dalla festa dell’aperitivo, alla Zuppetta fredda ai frutti rossi con gnocchetti di ricotta, pesto al basilico e pane integrale, al Filetto di rana pescatrice al vapore aromatico su crema all’aglio orsino, con composta di cipolle, polvere di aceto e di capperi, timballo di zucca in “saor” e taccole fresche all’olio e.v.o e al gran finale con Mousse alle mandorle, gel di mela verde e gruè di cacao.

Le portate del pranzo

I dolci vegani

I dolci vegani

I dolci vegani

 

Il profumo dell’acqua termale

Ma quello che conferisce un tocco quasi magico è il profumo leggermente acre che si sente nell’aria, girando per le strade o nei locali dell’hotel: è il profumo dell’acqua che esce fumante a 81-83°C dalle viscere della terra. La magia è che quest’acqua deve essere raffreddata prima dell’uso, quindi il suo calore viene sfruttato per riscaldare l’albergo e l’acqua di tutti i servizi in un ciclo perfetto di rispetto per ciò che la natura ci regala, la vera sostenibilità. Con l’acqua si riempiono larghe vasche dove viene messo a maturare il fango proveniente da una vicina cava di argilla; grazie ai microrganismi presenti nell’acqua, il fango si copre gradatamente di uno strato verde intenso. Questo è il prodotto che viene usato per la fangoterapia, un caldo abbraccio che elimina le infiammazioni e accarezza la pelle.

Il centro benessere

Il centro benessere

Il centro benessere, poi, è un piacevolissimo viaggio – dantesco solo nel nome – dal calore dell’Inferno, dove si trovano i trattamenti ad alta temperatura come sauna, tepidarium e bagno turco, alla frescura del Purgatorio, con piscine ed idromassaggi, alla pace del Paradiso con la zona relax immersa nella calda atmosfera del quarzo color ambra.

A distanza di anni, la mia gioia è stata quella di potere raccontare questa breve avventura ad Abano Terme alla mia nonna ultranovantenne, dalle cui parole ho sentito ancora l’entusiasmo, misto ad un po’ di malinconia, per quei fanghi che sono stati la più grande concessione che si sia mai regalata.

Credo che ormai non sia più necessario raccontare cosa sia il Rice Food Blogger Contest “Chef Giuseppina Carboni” a cui ho voluto partecipare anche quest’anno, in seguito alla splendida esperienza del 2016 in cui mi sono classificata al secondo posto, preceduta dalla blogger, amica e compagna d’avventure, Cristiana Curri.

Rice Food Blogger Contest 2017: una finale sulle colline di Orvieto

Dopo la semifinale alla Chef Academy di Terni che ha decretato i 5 finalisti, gli aggiornamenti quasi quotidiani da parte dell’organizzatore Luca Puzzuoli sulle sorprese che la finale del 2017 ci avrebbe riservato hanno sicuramente contribuito a fare aumentare quella tensione che, credo, sia inevitabile ogni volta che ci si deve mettere in gioco. Man mano che venivo a conoscenza dei nomi dei giudici della finale, pensavo all’espressione che avrebbero fatto di fronte al mio risotto preparato con chissà quali ingredienti e a tutti i difetti che ci avrebbero trovato! Parlo di:

Franca Rizzi di Alice Tv conduttrice di Casa Alice
Silvia Baracchi Chef Stella Michelin del Relais & Chateaux Il Falconiere di Cortona
Anna Maria Pellegrino Presidente Associazione Italiana Food Blogger
Cristiana Curri Vincitrice del Contest Rice Food Blogger “Chef Giuseppina Carboni” 2016
Gregori Nalon Chef di Alice Tv
Titti Dell’Erba vicedirettore Ristonews
Carlo Zucchetti de Il Giornale Enogastronomoco con il Cappello

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Per mia grande consolazione, arrivando al Relais Borgo San Faustino di Orvieto e ritrovando le altre finaliste Marta e Bianca Berti (che hanno gareggiato insieme), Sara Brancaccio, Angela Simonelli e Alessia Corrado, ho capito che tutte avevamo gli stessi “incubi” e che ci sentivamo più compagne che avversarie, sentimento che non è mai cambiato, nemmeno durante la competizione.

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Alla vigilia della sfida ci siamo ritrovati tutti, concorrenti e rispettive famiglie, a cena per stabilire le fasi della gara: appuntamento alle 9:15 di venerdì 21 luglio per indossare i grembiuli e affilare le lame dei coltelli.

Il giorno della finale

Sotto un bellissimo albero di gelso viene sistemato il lungo tavolo della giuria animato dai sorrisi dei giudici che, così rilassati e distesi, mi incutono ancora più timore! Si procede subito con il sorteggio: i primi tre estratti cucineranno nella prima tranche, i restanti due competeranno a seguire. Il mio nome viene estratto per quarto e viene associato alla mistery box numero 4 per la gioia di mio figlio Nicolò che esulta perché il 4 è il suo numero preferito, quindi speriamo tutti che sia di buon auspicio!

Quando le prime tre finaliste aprono le loro mistery box, mi si gela il sangue nelle vene: gli ingredienti sono tanti, con sapori contrastanti, e devono essere usati tutti. Visto che Sara ed io non potremo vedere il contenuto delle nostre scatole fino a quando non sarà conclusa la gara delle prime tre finaliste, andiamo in cucina ad incoraggiare le compagne e a scambiarci qualche idea, ma l’attesa credo sia la parte più dura della gara! A distanza di 10 minuti l’uno dall’altro, escono i primi tre piatti che sono davvero bellissimi e immagino anche buonissimi.

L'apertura della mistery box

L’apertura della mistery box

Giunge il momento in cui posso finalmente aprire il coperchio della mia mistery box: ho alcuni scatti fotografici che ci hanno fatto ridere per ore e che sono più eloquenti di qualsiasi commento! Ecco il contenuto: agnello, maiale, manzo, salsiccia, tartufo nero, mozzarella e carote. Il primo pensiero che mi balza in testa è come fare in modo che il risotto non risulti troppo grasso nella bocca e penso che l’unica soluzione sia bilanciare bene le quantità di ogni singolo ingrediente. Ad essere sincera, mi viene subito un’idea e a quella do fiducia: ragù di carne in bianco leggermente speziato e con una punta di menta (le erbe aromatiche sono di libero utilizzo), crema di mozzarella frullata con tartufo grattugiato per mantecare e servire, cialdine di parmigiano al tartufo per decorare e dare un pizzico croccante.

La chiacchierata con lo Chef Gregory Nalon

La chiacchierata con lo Chef Gregory Nalon

Assaggio il mio risotto e lo trovo perfetto di sapidità, anche se il sapore non è sicuramente il mio preferito, ma d’altro canto, se avessi scelto io gli ingredienti, non avrei certamente optato per quelli trovati nella mistery! Decido il nome del mio risotto, “Nella vecchia fattoria…arrivò un tartufo”, lo impiatto e copro la distanza che mi divide dal gelso con le mani tremanti mentre reggono i due piatti di risotto. Anche la voce trema quando racconto il mio risotto: non mi ero resa conto di essere tanto emozionata!

La presentazione del mio risotto

La presentazione del mio risotto

Poi finalmente possiamo goderci il pranzo, il luogo incantevole e qualche ora di riposo prima di tornare a pensare alla sfida. Ed effettivamente, tra foto, riprese, interviste e preparativi, arriva l’ora di cena in un batter d’occhio. Condividiamo il tavolo con le sorelle Bianca e Marta Berti e i loro compagni: dato ci eravamo affrontate anche nella finale dello scorso anno, ci sentiamo tutti un po’ come vecchi amici e facciamo programmi di gite fuori porta a caccia di specialità gastronomiche nelle nostre rispettive città di origine e, tra descrizioni, sogni ad occhi aperti e risate per lo spettacolo esilarante della coppia di comici I Sequestrattori, arriva il momento in cui sentiamo Luca Puzzuoli e Giampaolo Trombetti di Alice TV che annunciano il momento fatidico: sta per essere svelato il nome del vincitore del Contest.

La voce tonante di Luca inizia a scandire la classifica partendo dal quinto classificato. Bianca, Marta ed io, compagne di tavolo, restiamo le uniche a non essere chiamate: il vincitore sarà una (o due) tra noi! Ci alziamo, raggiungiamo i giudici e ci stringiamo per meglio resistere a tanta tensione mentre l’intera sala si riempie di un “ohhhhhhhhhhh” dal tono crescente che prelude all’annuncio.

E sento il mio nome!!! Sono io la vincitrice di quest’anno!

Faccio fatica a trattenere le lacrime, colgo la stessa fatica sul volto dei miei famigliari, Gaia corre ad abbracciarmi (Nicolò non è riuscito a vincere la battaglia contro gli occhi che si chiudevano per il sonno, quindi è già tranquillo tra le braccia di Morfeo) e io sono felice perché ho raggiunto il mio obiettivo: dimostrare a Gaia che mangiare un cibo speciale non significa mangiare qualcosa di meno buono…e ora penso che non lo metterà più in dubbio.

Uno dei regali più ambiti: la casseruola Le Creuset

Uno dei regali più ambiti: la casseruola Le Creuset

Da questo momento in poi è un po’ come guardare un film indossando degli auricolari da cui fuoriesce una musica che senti solo tu. I premi degli sponsor sono una sorpresa dopo l’altra. Crisitana Curri, la vincitrice del Contest 2016, mi consegna la gallina in legno della bottega artigiana Michelangeli di Orvieto, ormai divenuta il simbolo della gara; il Responsabile Italia Le Creuset, Gianroberto Giovannetti, mi consegna una fantastica casseruola della prestigiosa casa francese; la Responsabile Divisione Eventi di F.lli Casolaro Hotellerie Spa, Maria Vittoria Casolaro mi mette al polso l’ambitissima forchetta bracciale Casolaro Jewels in bronzo personalizzata con il mio nome; Francesca Petrei Castelli di Pasta Verrigni mi consegna una selezione di pasta di questo antico pastificio abruzzese dai formati più incredibili, poi ancora il mio adorato Parmigiano Reggiano, il pomodoro di Ciro Flagella, l’olio extra vergine di oliva Infinito dell’azienda Italyheart, il Pecorino Romano e gli splendidi tartufi di Boscovivo.

Il bracciale personalizzato di Casolaro Jewels

Il bracciale personalizzato di Casolaro Jewels

Francesca Verrigni mi consegna la sua preziosa pasta

Francesca Verrigni mi consegna la sua preziosa pasta

E quello che prenderà forma solo in futuro sono la pubblicazione di un libro di ricette e un corso di cucina presso la Campus Étoile Academy dello Chef Rossano Boscolo.

Le finaliste

Le finaliste

Se volete rifare il mio risotto a casa, eccovi:

La ricetta del Risotto “Nella vecchia fattoria…arrivò un tartufo”

carboidrati 21,23 g per 100 g di risotto pronto

Ingredienti

  • 2 litri circa di brodo vegetale preparato in precedenza
  • 360 g riso
  • 150 g carni miste (agnello, manzo, maiale, salsiccia)
  • 150 g vino bianco
  • 85 g mozzarella fiordilatte
  • 70 g Parmigiano Reggiano grattugiato
  • 30 g burro
  • 30 g carota
  • 30 g cipolla
  • 15 g sedano
  • 1 spicchio d’aglio
  • olio extra vergine di oliva, timo, menta, brodo vegetale, sale, pepe, peperoncino

Preparazione

  1. Preparate prima di tutto il ragù di carne. Mettete circa 20 g di olio extra vergine in un pentolino con il trito di cipolla, carota e sedano e uno spicchio d’aglio. Lasciate ammorbidire e imbiondire il trito, poi aggiungete la salsiccia ben sgranata, quindi le altre carni tagliate a cubettini e lasciate rosolare bene. Sfumate con metà del vino bianco, aggiustate di sale e aggiungete 2 rametti di timo e un mestolo scarso di brodo; lasciate cuocere per circa 30 minuti, poi togliete aglio e timo.
  2. Preparate la crema di mozzarella fiordilatte; tagliatela a pezzetti, mettetela nel bicchiere del frullatore e aggiungete un mezzo mestolo di brodo vegetale, quindi frullate in modo da ottenere una crema. Tagliate a pezzettini una parte di tartufo, aggiungetelo alla mozzarella e frullate nuovamente in modo da ottenere un composto omogeneo. Aggiustate di sale e mettete da parte.
  3. Prendete una padella antiaderente e tagliate un disco di carta forno della dimensione della padella stessa. Mescolate 30 g di parmigiano grattugiato con del tartufo grattugiato e spolverate il composto sulla carta forno. Mettete la padella sul fuoco e fate in modo che il formaggio si sciolga senza bruciare, quindi allontanate la padella dal fuoco e lasciate raffreddare il formaggio.
  4. Iniziate a preparare il riso. Mettete un filo d’olio in un tegame e fatevi tostare il riso a fuoco vivace (a me sono serviti 3 minuti per avere i chicchi ben trasparenti con la parte centrale bianca). Aggiungete il ragù di carne e sfumate il tutto con il vino bianco restante. Iniziate ad aggiungere il brodo bollente. Continuate a mescolare e unite il brodo solo quando il riso sarà quasi asciutto; portate a cottura.
  5. Spegnete il fuoco lasciando il riso ancora al dente e iniziate a mantecare con 30 g di burro ben freddo e 1 cucchiaio abbondante di crema di mozzarella e tartufo in modo che l’amido si liberi e vada a formare una bella cremina; quindi aggiungete anche il Parmigiano grattugiato e continuate a mescolare fino a quando sarà completamente amalgamato. Profumate con 3 foglioline di menta tritate finemente. Lasciate riposare il risotto per almeno 1 minuto coperto da un canovaccio.
  6. Impiattate mettendo qualche ciuffetto di crema di mozzarella al tartufo a temperatura ambiente sulla superficie del risotto e dei pezzetti di cialda di parmigiano al tartufo.

Buon appetito!

Il mio risotto

Il mio risotto

La nostra Ilaria è stata la presentatrice dell’appuntamento finale del programma “Il Cuoco Perfetto” in onda su TV Parma. Aspiranti cuochi, persone appassionate di cucina e desiderosi di mettersi in gioco, si sono sfidati a suon di pentole e padelle.

Il talent show della Food Valley: una grande finale

Ecco com’è andata…BUONA VISIONE!

http://www.tvparma.it/Video/il-cuoco-perfetto-1/cristina-vs-ilaria–finale-8a-puntata

Ora possiamo dirlo, è confermato: mercoledì 18 gennaio la nostra Ilaria sarà in diretta, a partire dalle 16, su Rai Tre per la trasmissione Geo&Geo.

Una puntata particolare durante la quale si parlerà di Celiachia insieme ad una famosa nutrizionista. Con lei si cercherà di capire come poter fare una diagnosi precisa, come curarsi e comportarsi ogni giorno per poter “convivere” serenamente con questa problematica.

Ad Ilaria toccherà il compito di portare la sua testimonianza ed esperienza diretta prima di tutto di mamma, ma anche di persona che ogni giorno dialoga con chi ancora ha tante domande e dubbi sull’argomento. Oltre a questo, preparerà due ricette gluten free per dare un esempio concreto di quanto sia possibile nutrirsi senza glutine in modo salutare, completo e soprattutto gustoso.

Quindi l’appuntamento è per mercoledì 18, a partire dalle 16, su Rai Tre con Geo&Geo!!

La nostra Ilaria ha trascorso un weekend all’insegna del buon mangiare presso il Campus Etoile Academy. Motivo: un corso di cucina vinto grazie al Contest Rice Food Blogger “Chef Giuseppina Carboni”.

Ha deciso di raccontarci la sua esperienza….

Una giornata al Campus Etoile Academy

“Devo ammettere che ricevere in regalo un buono per partecipare ad un corso di cucina al Campus Etoile Academy di Tuscania, grazie al secondo posto conquistato al Contest Rice Food Blogger “Chef Giuseppina Carboni”, è stata un’emozione straordinaria. Ma partire per andare finalmente ad assaporare il piacere di tale regalo mi ha fatto gioire proprio come un bimbo la mattina di Santa Lucia.

In una giornata grigia e umida, completata da una pioggerella fine che ti penetra fino al midollo e, ahimè, non proprio rara nei mesi invernali della pianura padana, salutare i colleghi dell’ufficio dopo un bel passaggio di consegne, abbracciare marito e figli dandosi appuntamento a due giorni dopo e salire sull’auto dell’amica e compagna di cucina Lucia per dirigerci verso Tuscania, ha sicuramente fatto tornare a splendere il sole dentro di me.

Decidiamo di fermarci a Viterbo per una passeggiata nell’antico borgo visto che la temperatura qui è mite, nonostante la notte sia scesa già da qualche ora. Ma soprattutto, non voglio perdere l’occasione di cenare in un’osteria di cui mi ha parlato l’amico Luca Puzzuoli (ideatore della manifestazione Risate & Risotti che è il punto vero di partenza di tutta l’avventura) e che porta un nome insolito che per me significa tante e bellissime storie: Tredicigradi

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Prima tappa: Viterbo

E’ amore a prima vista: due stanze non tanto grandi, tanta gentilezza e un tripudio di cibi e vini da ricordare. Il menù è ricco abbastanza da adattarsi a tutti i gusti, senza stordirti con una vastità fastidiosa, e devo dire che non c’è nemmeno un piatto su quella lista che non desidererei provare. Quindi, essendo in due, decidiamo di scegliere portate diverse per cercare di soddisfare la nostra curiosità. Partiamo con Sformatino di zucca con zabaione di taleggio e Baccalà mantecato con crema di cavolo romano e paté di olive, entrambi degni di una seconda pausa in città. Ma il vero protagonista della serata è la Zuppa di ceci: cottura perfetta, gusto pieno e bilanciatissimo, un tocco di spezie misteriose che il cameriere dice essere rosmarino, ma che mi lascia tutto lo spazio del dubbio. Un’altra piacevolissima sorpresa, un vino locale a me sconosciuto, ma che diventerà gradito ospite della mia tavola: Trappolini, Canaiolo Nero 2013.

Pienamente soddisfatte della scelta, affrontiamo l’ultimo tratto di strada che si separa dal regno degli amanti della cucina.
Il Campus Etoile non delude mai: l’immagine del 28 maggio stampata indelebilmente tra i miei ricordi è lì, immersa questa volta in una leggerissima nebbiolina serale che rende l’antico tufo ancora più affascinate e misterioso.

Una giornata nelle cucine del Campus Etoile Academy

La giornata tanto attesa inizia come un fuoco d’artificio: i dolci da forno e piccola pasticceria realizzati dagli studenti che si preparano a diventare i grandi pasticceri di domani e che magari decideranno di specializzarsi in dolci senza glutine e senza zucchero (il maestro pasticcere Luca Montersino, che ha scritto i libri di pasticceria senza glutine e senza zucchero più straordinari di tutti i tempi, è stato direttore di questa scuola per diversi anni).

Alle 8.30 ci accoglie lo Chef Antonio Paolino con il suo staff che ci accompagnerà nella nostra giornata di studio e, dopo una breve visita della struttura in cui il sole mattutino illumina i laboratori da cui escono magiche pozioni, raggiungiamo la sala didattica abbracciata dalle calde pareti di tufo.

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La difficile scelta dell’argomento del corso alla fine era stata determinata dal caso, ma proprio il caso non avrebbe potuto riservarmi una sorpresa più gradita: Secondi piatti di pesce e di carne, un immenso mondo di conoscenze e di sorprese.

Partiamo con la ricetta che comunque resterà la mia preferita e che cucinerò subito per la mia famiglia e per gli amici più cari: Polpo in pignatta con schiacciatina di patate agli agrumi ed erbe. Il corso prevede che gli chef spieghino la ricetta in modo dettagliato mostrandoci come realizzarla praticamente, così da permetterci di chiarire tutti i dubbi, prendere appunti e placare la sete di domande; poi tocca ai partecipanti mettersi all’opera nella propria postazione superaccessoriata. Questo è il metodo perfetto per imparare!

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Mentre il polpo si attarda a sobbollire nel fondo rosso scuro che diletterà il nostro palato qualche ora dopo, procediamo con un’altra operazione che non mi aspettavo: disossare un pollo per realizzare altri due classici della cucina di carne, la Jambonette e la Suprema. Dopo avere osservato con attenzione le mosse abili e i gesti sicuri dei maestri, ci armiamo di coltelli cercando di tagliare la nostra “vittima” e non le nostra dita! Devo ammettere che, nonostante la carne non sia il mio alimento preferito, maneggiarla con perizia mi riempie di soddisfazione e scatena divagazioni mentali sulle possibili farciture alternative a quelle suggerite.

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La realizzazione delle Torrette di rombo e patate con crema di zucca infornata e cime di broccolo saltate risveglia in tutti i corsisti l’anima dell’architetto: costruzioni ardite e colorate con miracolosi giochi di equilibrio tenuti insieme da croccanti spaghetti fritti. Anche questa preparazione sarà a breve protagonista della tavola di casa dove non vedo l’ora di stupire i ragazzi e sottopormi al loro giudizio.

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L’ultima preparazione mi riempie di gioia perché spero di riuscire a risolvere il mistero della spezia della sera precedente: Baccalà in olio cottura su zuppetta di ceci e curcuma. Non sarà così, ma non ho rimpianti! Il piatto è un tripudio di colori caldi e avvolgenti, i ceci sono dorati dal giallo intenso della curcuma, la cipolla è fucsia per l’intervento del vino rosso e il baccalà è perfettamente candido grazie alla gentilezza della cottura in olio.

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Alle 16 iniziamo un po’ tutti a mostrare qualche segno di cedimento fisico che però non sfugge all’attenzione costante del personale che trova il modo di ripristinare le nostre energie servendoci un caffè accompagnato da un capolavoro di pasticceria.
Rush finale per la realizzazione dell’ultima ricetta, poi il momento della consegna degli attestati e dei saluti. Nonostante la stanchezza, siamo tutti un po’ tristi perché la giornata è volata e ci siamo divertiti tantissimo. Il corso è stato anche l’occasione per rivedere l’amica Cristiana Curri, vincitrice del Contest, con la quale abbiamo fatto di tutto per potere frequentare il corso insieme e condividere l’emozione di tornare tra i banchi dell’Etoile in una veste diversa rispetto alla semifinale di maggio.

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Beh, sapete una cosa, abbiamo deciso che una volta all’anno ci piacerebbe tornare in questo luogo magico, naturalmente sarebbe splendido tornarci per una semifinale del Contest, ma se così non fosse, è stato comunque troppo bello per non ripetere l’esperienza”.