Ci si sorprende sempre quando si scoprono luoghi incantevoli proprio dietro casa e Bologna e dintorni sono stati per me una di queste scoperte: ecco cosa è successo a BlogInBo, la 3 giorni emiliana da veri turisti italiani.
BlogInBo: alla scoperta di Bologna e dintorni
Dozza, un museo a cielo aperto
Partiamo dalle colline bolognesi per cercare un po’ di fresco nelle roventi giornate di fine giugno e lo facciamo da uno dei borghi più belli d’Italia, Dozza, con le sue casette colorate rese uniche dai murales che un illuminato sindaco nel 1960 aveva pensato di fare realizzare per rendere il paese un museo a cielo aperto.
Con il passare degli anni, pennellata dopo pennellata, Dozza diventa così una piccola opera d’arte dove oltre che lasciare che lo sguardo venga catturato ad ogni passo, vale la pena concedersi il tempo di visitare la Rocca Sforzesca che ospita il Museo e, per gli amanti del cibo e del vino, l’Enoteca regionale dell’Emilia Romagna per degustazioni e acquisti.
Alla sera Dozza si trasforma in un presepe, punteggiato dalle luci dei ristorantini, molti dei quali hanno anche proposte senza glutine, considerando che la parte del leone la fanno i salumi del territorio e il ragù alla bolognese (chiedere una pasta gluten free pare essere un’impresa fattibile!).
La nostra cena all’Osteria di Dozza è un insolito connubio tra cucina del territorio e musica irlandese dal vivo (i concerti di musica live accompagnano sempre le cene del venerdì) in un’atmosfera che, per qualche strana alchimia e suggestione, mi fa sentire immersa in un film di Fellini. Il tagliere con salumi, formaggi e giardiniera può essere servito con una gustosa piadina di farina di mais, anche se è richiesto di avvertire in anticipo la presenza di intolleranze e ingredienti sgraditi.
Bologna la dotta
La storia universitaria della città di Bologna si respira nelle strade, negli edifici, nelle statue e nei volti dei numerosi studenti che affollano i portici, allegramente stretti attorno ad amici eleganti con l’immancabile corona d’alloro che segna nuovi orizzonti.
Percorrendo Via D’Azeglio, la via delle celebri luminarie, quest’anno si canticchiano le strofe più popolari delle canzoni di Raffaella Carrà, amatissima bolognese scomparsa di recente, passando di fronte alla casa di un altro suo concittadino che ha reso unica la canzone italiana, Lucio Dalla di cui compaiono tracce e ricordi in vari angoli della città.
Superando cortili medievali, torri e piazze, si entra poi nel cuore della dotta, l’Archiginnasio che ospita la Biblioteca Comunale con i suoi inaccessibili tesori e un imponente Teatro anatomico che incute non poco timore sia reverenziale che per l’immaginazione!
Non è un caso che un tale luogo di scienza e medicina nasca proprio a Bologna attorno alla metà del 1600, per tenere sotto controllo le attività che fino ad allora erano state svolte di nascosto, in case private, da parte dei medici che con le loro dissezioni camminavano sul filo sottile che separava la scienza dalla stregoneria.
E senza mai dovere rinunciare al piacevole abbraccio dei 38 km di portici, ci immergiamo nel formicaio delle vie del mercato con le loro salumeria, botteghe, trattorie ed osterie: un tripudio di paste fresche e salumi che sono l’evidenza assoluta che il secondo aggettivo storicamente legato a Bologna non è stato scalfito dalle nuove mode alimentari.
Bologna la grassa
Tappa nelle botteghe storiche di Tamburini e Simoni per fare acquisti di buon cibo perché all’Osteria del Sole è dal 1465 che si può acquistare solo il vino: decisamente un invito a rendere onore a tutto il ben di Dio che si trova lungo il cammino per raggiungere Vicolo Ranocchi.
L’Osteria del Sole è il punto d’incontro dei bolognesi, è il luogo in cui spariscono le classi sociali e si vendono in egual numero le bottiglie di Sangiovese romagnolo e il più costoso champagne francese, è il luogo in cui i più grandi personaggi del cinema e dello sport hanno fatto tappa per gustare la rosea mortadella il cui inconfondibile profumo è più insidioso delle Sirene di Ulisse.
Così, nonostante tutti i buoni propositi di resistere alle tentazioni e di concedersi solo un assaggio, ci troviamo appagati e sazi, pronti per una tappa in torrefazione per l’ultimo tocco di felicità per i sensi: un espresso da Terzi di cui proviamo una nuova, inebriante miscela di caffè.
Dalla terra al cielo
Mai i 498 gradini della Torre degli Asinelli sono stati tanto invocati per smaltire il pranzo luculliano! Parola d’ordine: puntualità, perché sulla Torre si sale rigorosamente con prenotazione e all’orario stabilito, quindi per organizzare al meglio le proprie attività, la tappa obbligata sono gli uffici di Bologna Welcome ed Extra Bo in Piazza Maggiore dove trovare tutte le informazioni, potere acquistare biglietti e prenotare accessi e visite.
Oltre alla vista sulla città dal suo punto più alto, la Torre ci offre qualche goccia di pioggia ristoratrice e il desiderio di continuare a goderci il cielo sopra Bologna raggiungendo l’altro simbolo della città, il monumento che annuncia che lì c’è Bologna a tutti coloro che si avvicinano al territorio: il Santuario della Madonna di San Luca.
Rinfrescante escursione con il trenino per ammirare il susseguirsi di archi che con i loro 3.796 m formano il portico più lungo al mondo che raggiunge il Santuario permettendo ai pellegrini di farlo al riparo dalle intemperie e dal calore. Tra il verde brillante degli alberi del Colle della Guardia, il caldo arancio della Basilica si staglia ancora più imponente sullo sfondo di un cielo turchese da cartolina.
Bologna e dintorni è pasta all’uovo
Non ho idea di quante volte ho fatto la pasta all’uovo, né di quante volte ho insegnato a prepararla nella vita, eppure non ho resistito alla tentazione di partecipare al corso per preparare tortelloni e tagliatelle tenuto dalle simpaticissime Monica e Barbara di Tryandtaste a Monteveglio, a circa mezz’ora in auto da Bologna.
Sapete cosa mi fa impazzire della pasta fresca? Che ogni famiglia ha proprie versioni di ogni piatto, quell’ingrediente in più o in meno che rende il suo tortellone semplicemente unico. Così dalle mie compagne di mattarello ho imparato non solo a chiudere la pasta alla maniera di Bologna, ma anche a insaporire la farcia con il prezzemolo e un pizzico di aglio, ingrediente proibito nei ripieni di casa Bertinelli.
A colpi di mattarello e taglia pasta, i taglieri si riempiono presto dei più invitanti e panciuti Tortelloni e di morbidi nidi di Tagliatelle che mentre scattiamo foto e giriamo video sono già ad aspettarci, conditi e profumati sul tavolo da lavoro magistralmente trasformato in semplice, ma sontuoso banchetto: Tortelloni burro, salvia e parmigiano e le autentiche Tagliatelle al ragù.
Lo sapete che mi ero bene allenata ad affrontare le fatiche culinarie bolognesi, eppure, ogni volta che mangio un buon ragù, il mio palato rimane sempre stupito come fosse la prima volta che assaggia quella ricetta! E forse un motivo c’è perché, anche in questo caso, ogni bolognese ha la sua versione del sugo usando un taglio diverso del manzo o del maiale, aggiungendo più o meno passata o concentrato di pomodoro, il tanto dibattuto bicchierino di latte, insomma è il caso di dire: a ognuno il suo ragù! Il mio? Ve lo racconterò a brevissimo, qui sul blog.
Il bello e il buono che fanno bene all’ambiente
Come in tutti gli spettacoli che si rispettino, anche il nostro BlogInBo non poteva che concludersi con un gran finale, questa volta sulle dolci colline del Parco Regionale dell’Abbazia di Monteveglio, circondati dai vigneti della cantina biologica e agriturismo Corte d’Aibo.
E’ in questo angolo di paradiso che nel 1989 Antonio Capelli e Mario Pirondini rilevano 35 ettari di terra per dare vita al loro avanguardistico progetto di creare un’azienda agricola biologica che oggi è completata da una splendida cantina in cui i vini trascorrono parte della loro vita in anfore di argilla interrate che permettono alle uve di conservare tutta la loro bontà fino a quando il sapere dell’uomo le assemblerà in magiche combinazioni che danno vita alle 14 etichette di Corte d’Aibo.
Il piacere del fresco Pignoletto frizzante ci regala sollievo dall’arsura dell’ora di pranzo accompagnato da un crostino con il tartufo estivo di questa terra piena di sorprese, il tartufo che Appennino Food Group ricerca con l’aiuto dei piccoli lagotti nei dintorni di Savigno, patria poco conosciuta di questo tesoro sotterraneo.
Poi, un calice di Rugiada, un vino bianco fermo, senza solfiti aggiunti, che unisce la profumata Malvasia di Candia con il tocco leggermente amarognolo del Grechetto Gentile, ci conduce all’acuto finale: l’assaggio della mortadella artigianale di Franceschini che non poteva che chiamarsi Opera.
Decisamente un’Opera d’arte: preparata solo con carni pregiate di suini italiani, insaccata in budello naturale, legata a mano, stufata lentamente e priva di conservanti, aromi ed allergeni, insomma da gustarsi fino all’ultimo morso e ad occhi chiusi per non farsi sfuggire nemmeno il più nascosto dei profumi.
Qui a Corte d’Aibo vorrei tanto fermarmi per potere ammirare il tramonto dietro i filari ordinati di viti perché sono certa che sia uno spettacolo mozzafiato, ma i programmi di ognuno dei compagni di avventura di BlogInBo ci obbligano a salutare questa terra e i nostri nuovi amici, ma sento di potere affermare che non passerà molto tempo prima che torni a ripercorrere il cammino tracciato perché le cose belle, buone e che fanno bene vanno condivise, parola di Ilaria.